Oltre il turismo di massa
L’isola di Thera, nota oggi come Santorini, è molto più di una meta turistica popolare per le sue affascinanti casette bianche dalle cupole blu.
Thera racchiude l’eredità di un’antica civiltà, con radici che affondano nella storia dell’antica Grecia. Situata nel Mar Egeo meridionale come parte delle isole Cicladi, questa isola ha un paesaggio unico, plasmato dalla sua origine vulcanica.
Infatti, la presenza della caldera vulcanica conferisce a Thera anche una bellezza cruda e selvaggia.
Il fulcro dell’interesse storico archeologico dell’antica Thera è indubbiamente rappresentato dal sito archeologico di Akrotiri che custodisce i resti materiali dell’antica città che, per un tragico destino, fu sepolta sotto uno strato di ceneri vulcaniche durante un’eruzione catastrofica avvenuta circa 3.600 anni fa.
Nel corso del XX secolo, Akrotiri ha assunto il ruolo di autentica macchina del tempo, svelando particolari preziosi sulla vita di un’antica comunità prima della sua drammatica fine. Le testimonianze di Akrotiri rivelano una città incredibilmente avanzata per il suo tempo.
Le strade lastricate, gli edifici a più piani, i sofisticati sistemi di drenaggio e gli affreschi magnificamente conservati, seppur frammentari, dipingono un quadro di prosperità e cultura.
Si ritiene che la città sia stata evacuata poco prima dell’eruzione, suggerendo che i suoi abitanti avessero percepito i segnali imminenti dell’attività vulcanica.
Tra le rovine si ergono edifici che raggiungono altezze fino al secondo e, talvolta, al terzo piano, con affreschi recuperati e restaurati.
Questo patrimonio, accidentalmente conservatosi grazie all’eruzione vulcanica nel 1600 a.C., è stato oggetto di studio e di musealizzazione ed è ora accessibile alla comunità locale e ai viaggiatori.
Poiché proteggere le rovine con un tetto ed esporre i manufatti in una teca con una didascalia nel museo rappresenta una pratica essenziale per la conservazione del patrimonio, la componente della cosiddetta “valorizzazione” non si attiva automaticamente, come spesso molti gestori del patrimonio suppongono o forse sperano, a causa della mancanza di reali competenze nell’ambito.
La conservazione è strettamente legata alla valorizzazione, ma il suo scopo principale è la tutela; al contrario, la “valorizzazione” mira a far emergere l’utilità del patrimonio e a offrire un’esperienza di crescita personale e coinvolgimento significativo con le testimonianze del passato.
Pertanto, richiede senza dubbio ulteriori sforzi. Per questo motivo ho scritto questo breve testo con l’obiettivo di fornirti uno strumento pratico, un facilitatore, da portare in viaggio e da leggere.
Il contesto
La città di Akrotiri era immersa in un ambiente culturale fortemente influenzato dalla cultura minoica (fenomeno conosciuto come “minoicizzazione”), pur conservando tratti distintivi della sua cultura autoctona. Questa osservazione emerge chiaramente nell’edificio Xeste 3 e dai suoi suggestivi affreschi.
Il concetto di “minoicizzazione” si riferisce alla graduale diffusione di elementi culturali con radici cretesi e minoiche nell’intera regione dell’Egeo.
Questo processo coinvolgeva un’ampia area geografica e riguardava principalmente oggetti materiali, rappresentando interazioni culturali e scambi sviluppatisi in modo stratificato e complesso nel corso del tempo.
A partire dal 2000 a.C. ad Akrotiri, si osserva persino l’adozione del tornio per la creazione di ceramiche, insieme alle tecniche artigianali manuali e ciò rappresenta un importante elemento tecnologico introdotto dall’isola di Creta durante la sua fase minoica.
L’archeologia ha rivelato tre principali categorie di ceramica sull’isola: imitazioni locali della ceramica minoica, importazioni minoiche da Cnosso e dall’area orientale di Creta e ceramica micenea importata dalla Grecia continentale.
Le imitazioni locali della ceramica minoica evidenziano l’aspirazione a emulare lo stile e le tecniche artistiche della ceramica cretese, riflettendo un certo grado di interesse e ammirazione per la cultura minoica.
Allo stesso tempo, la presenza della ceramica micenea ad Akrotiri riflette un notevole interesse da parte delle comunità di Akrotiri verso le tecniche artistiche e i modelli culturali originari dalla Grecia continentale.
L’arrivo di importazioni di ceramica micenea dall’area continentale suggerisce un flusso di oggetti dalla Grecia. Questo può essere stato guidato da motivi commerciali, diplomatici o culturali, indicando un interesse per le tecniche artistiche e i modelli culturali provenienti dalla Grecia continentale.
La presenza di imitazioni o importazioni di oggetti da diverse regioni evidenzia dinamiche complesse come scambi commerciali, influenze culturali o relazioni sociali.
L’acquisizione di oggetti tramite imitazioni o importazioni può derivare da una varietà di motivazioni, come estetica, scambi commerciali, relazioni diplomatiche, riconoscimento culturale e desiderio di apprendere dalle tradizioni di altri luoghi.
Storia e archeologia
Edificio Xeste 3
Durante gli scavi ad Akrotiri è emersa una struttura notevole, l’edificio Xeste 3, che costituisce un rilevante esempio dell’arte e dell’architettura del periodo finale dell’insediamento (1600-1500 a.C. circa).
Questo edificio, su tre piani, è stato identificato come una struttura pubblica a scopo cerimoniale. Questa interpretazione trova fondamento nella presenza di affreschi in vari ambienti e di un “bacino lustrale” nella stanza 3 al piano terra.
La qualità artistica degli affreschi, la disposizione delle scene e la relazione visiva tra le immagini e l’architettura, come vedremo, avvalorano questa interpretazione.
In linea generale, nel contesto culturale dell’epoca, Akrotiri era fortemente influenzata dalla cultura minoica cretese, ma manteneva anche caratteristiche distintive della sua cultura locale.
L’unicità dell’edificio Xeste 3 è sottolineata dalla presenza del bacino lustrale, una specie di vasca utilizzata per cerimonie che coinvolgevano l’acqua.
Questo particolare elemento, precedentemente individuato solo a Creta (come si può osservare nella foto con il bacino lustrale del palazzo minoico di Festòs), suggerisce una funzione speciale: un ruolo sacro e rituale.
Nessun dettaglio è casuale, neanche la disposizione delle scene sugli affreschi, che sembra portare un significato specifico. Gli ambienti sono alternati tra quelli con rappresentazioni di figure esclusivamente femminili e quelli con figure maschili, ad indicare possibili settori dedicati specificamente agli uomini o alle donne.
Questa suddivisione potrebbe riflettere aspetti sociali e culturali dell’epoca. Tuttavia, non esamineremo qui gli ambienti riservati agli uomini.
Il ciclo di affreschi che esamineremo insieme è composto da diverse scene con vari personaggi che agiscono in modo coerente all’interno della scena. Questo ciclo di affreschi è stato concepito in maniera unitaria e organica, e l’interpretazione degli affreschi non può essere dissociata dall’analisi dell’architettura stessa.
La disposizione delle stanze, insieme ai passaggi e alle polythira, svolge un ruolo cruciale nella creazione dell’esperienza sensoriale e percettiva dello spazio all’interno dell’ambiente.
Simili a quelli presenti nella sala della Regina di Cnosso, i “polythyra” erano aperture o porte multiple chiuse con battenti fissi o mobili oppure con tendaggi o tessuti, all’interno di edifici con scopi sia pratici che simbolici.
Queste aperture suddividevano lo spazio interno in zone separate, al fine di garantire privacy e separare diverse attività. Quando venivano aperte, rivelavano parti nascoste dell’edificio, collegando ambienti diversi e agevolando il passaggio di luce e persone.
Inoltre, erano utilizzate per regolare l’illuminazione naturale: aprendosi, lasciavano entrare la luce, mentre chiudendosi creavano un’atmosfera intima.
La stanza con gli affreschi nell’edificio Xeste 3, nota come stanza 3, riveste un ruolo di notevole importanza nell’analisi complessiva. La disposizione interna, messa in luce dalla presenza dei polythira, contribuisce alla creazione di una struttura di passaggi e sezioni che influenzano la percezione visiva.
Questa varietà di elementi architettonici genera una sensazione di suspense e attesa, che si dissolve quando si oltrepassa la soglia della stanza.
Questi elementi architettonici lavorano insieme per guidare i fedeli attraverso un percorso visivo ben definito.
Le stanze sono disposte in modo strategico lungo questo percorso, creando una successione di prospettive visive che si rivelano gradualmente al visitatore mentre ci si sposta da una stanza all’altra.
Osserva la foto. Gli affreschi sono stati posizionati all’interno del museo nella loro posizione originale. Un aspetto interessante da notare è il pavimento, nel quale è stata disegnata la forma del polythiron (puoi vedere i rettangoli sul pavimento).
A questo punto possiamo fare un esercizio di immaginazione.
Immagina una ragazza che, dal corridoio principale, si avvicina al polythiron. Mentre sposta i tendaggi, un raggio di luce naturale entra attraverso le aperture, illuminando la stanza e rivelando i coloratissimi affreschi.
Archeologia e arte
Gli affreschi
Gli affreschi di cui parliamo oggi sono stati realizzati in due ambienti dell’edificio: nella stanza 3 del piano terra e nella stanza 3 del primo piano.
Nel piano terra, gli affreschi si trovano su una parete della stanza 3, all’interno di una sezione particolare che ospita quello che gli archeologi hanno definito un “adyton” ossia uno spazio sacro all’interno di un tempio o di un luogo di culto, associato a riti religiosi o cerimonie.
Ciò che ha suscitato l’interesse degli studiosi è la continuità degli affreschi presenti nella stanza 3 al piano terra e quelli dello stesso stile che si estendono al piano superiore, esattamente sopra la stanza 3, nel primo piano.
Questa continuità perfetta tra i due livelli ha portato gli archeologi a considerare l’insieme come un ciclo pittorico unitario. Nonostante siano in stanze separate, divise da un pavimento, questi affreschi sembrano narrare una storia coerente e cercano chiaramente di comunicare un significato ben definito.
Saliamo al primo piano
Il nostro racconto inizia al primo piano. Gli affreschi di cui parleremo oggi sono attualmente al Museo Archeologico di Thira. Per facilitare la comprensione e l’analisi dei dettagli, utilizzeremo sia le immagini originali degli affreschi che le ricostruzioni realizzate dagli studiosi.
Come puoi vedere, nei dipinti del primo piano compaiono 5 donne. La scena rappresentata si svolge in un ambiente aperto, suggerito dalla presenza di rocce che indicano un paesaggio esterno, scosceso e collinare.
Inoltre, sulla parete sono sparsi ciuffi di croco, (pianta nota per essere la fonte dello zafferano) che danno il titolo all’affresco conosciuto come “Le Raccoglitrici di Croco”.
Cos’è il croco?
Il “croco” si riferisce al crocus sativus, noto anche come zafferano.
È una pianta appartenente alla famiglia delle Iridaceae e ha una particolare importanza per le sue fioriture dalle quali si estrae lo zafferano, una spezia molto preziosa e costosa.
Gli stami dei fiori di zafferano vengono raccolti e essiccati per produrre la spezia che è utilizzata per il suo sapore distintivo, il colore giallo-arancio che conferisce ai piatti e per le sue presunte proprietà medicinali.
Per quanto riguarda Akrotiri l’importanza dello zafferano è evidente nei dipinti murali raffiguranti “Le Raccoglitrici di Croco” nella stanza 3 e suggeriscono che lo zafferano ha avuto un ruolo significativo nella vita e nell’economia dell’antica comunità di Akrotiri.
Cominciamo ad osservare i personaggi.
È possibile riconoscere i personaggi femminili grazie a una convenzione artistica tipica dell’arte egea, che deriva dalle rappresentazioni murali egizie e del Vicino Oriente. Qui, i personaggi con incarnato chiaro sono femminili, mentre quelli con incarnato scuro sono maschili.
La figura seduta è il personaggio principale in quanto è fisicamente collocato al centro della scena ed è portatore di una serie di elementi chiave che esamineremo a breve.
Ci sono almeno due cose che dobbiamo osservare con attenzione: gli attributi dei personaggi, che includono le loro caratteristiche fisiche, i loro abiti e gli ornamenti che indossano, e la gestualità, cioè come si muovono nello spazio e come interagiscono tra di loro. Questi aspetti ci aiutano a comprendere le relazioni sociali all’interno della scena rappresentata.
il personaggio centrale
Il personaggio posto al centro è la protagonista non solo per la sua posizione, ma anche perché è l’unica seduta e riceve un’offerta da una scimmietta blu, mentre dietro di lei si trova un animale mitologico, il Grifo.
Questo personaggio è seduto su una struttura tripartita, una caratteristica comune nel mondo minoico.
Elementi come l’abbigliamento e l’aspetto fisico definiscono lo status del personaggio: le ricche vesti ci segnalano la presenza di un rango sociale elevato e i lunghi capelli dichiarano, simbolicamente, la maturità.
Nella rappresentazione, questo personaggio è il solo a interagire direttamente con la scimmietta e il Grifo, entrambi esseri non umani.
Questo conferisce al personaggio una connessione unica con il mondo mitologico e la identifica come sacerdotessa o addirittura divinità.
Gli altri personaggi
1
Partiamo dalla prima figura a destra.
La donna di destra si trova nel punto più lontano rispetto alla dea/sacerdotessa e occupa una posizione più periferica.
Le sue vesti sono più semplici di quelle della dea/sacerdotessa e anche i suoi gioielli sono meno elaborati.
L’immagine ritrae una donna mentre raccoglie un ciuffo di croco. Il suo seno svolge un ruolo fondamentale: è poco evidente, quasi piatto, il che la identifica come una donna molto giovane; la sua testa è quasi completamente priva di capelli, ad eccezione di una piccola treccia che sporge dalla parte posteriore.
Il resto della testa è dipinto di blu, a rappresentare un cuoio capelluto rasato, con solo una piccola porzione di capelli raccolta in una treccia.
2
La donna immediatamente a sinistra presenta invece caratteristiche diverse.
Osserviamola attentamente.
Innanzitutto, regge un cesto in cui sono evidentemente raccolti i ciuffi di croco. È vestita in modo più elegante e sofisticato rispetto alla giovane ragazza a destra, richiamando vagamente lo stile del personaggio centrale.
La sua postura suggerisce un ruolo di supervisione, poiché guarda verso la ragazza sulla destra e sembra controllare il processo di raccolta.
Ha un seno appena accennato e mostra chiari segni di età superiore rispetto alla giovane accanto a lei, in quanto la sua capigliatura è più folta.
Ci troviamo di fronte a un personaggio che rappresenta una fase leggermente più avanzata di crescita e maturità rispetto alla giovane ragazza a destra, con un ruolo più avanzato all’interno della cerimonia di raccolta.
3
La terza donna posta tra le due appena descritte e la dea/sacerdotessa, oltre al ruolo di supervisione, ha anche la responsabilità di portare fisicamente, attraverso il cesto che porta sulle spalle, la raccolta verso il centro della scena, vicino alla dea/sacerdotessa.
Questo personaggio ha un seno leggermente più evidente rispetto alle due figure più periferiche sulla parete orientale e questa caratteristica, insieme alla capigliatura e alla postura, suggerisce un livello più elevato di sviluppo.
4
All’estrema sinistra è visibile la quarta donna, intenta a versare il contenuto della raccolta. La sua presenza enfatizza la fase terminale dello sviluppo, contraddistinta dalla maturità e dall’opulenza dell’acconciatura e dell’abbigliamento.
Tuttavia, c’è un’ulteriore interpretazione da affiancare a quanto appena detto. Essendo la figura più matura, è proprio lei a dirigere l’ultima fase della cerimonia di raccolta, durante la quale vengono presentati i frutti del raccolto, senza che ci sia un’interazione diretta con la dea o la sacerdotessa seduta al centro.
Tale rappresentazione sottolinea in modo cruciale l’importanza di questa fase conclusiva all’interno della cerimonia di raccolta.
La figura della quarta donna funge da ponte tra il procedimento di raccolta e la figura centrale, comunicando visivamente il successo e l’abbondanza del raccolto conseguito e creando una connessione visiva e simbolica tra i due elementi principali della scena.
E quindi?
Ciò che abbiamo appena visto è una scena rituale di straordinaria profondità. Si tratta di una cerimonia sacra in cui le protagoniste effettuano una raccolta rituale di croco. L’ambientazione è a Thera, tra il caratteristico paesaggio selvaggio e le aspre terre.
Questa scelta non solo rappresenta fedelmente il paesaggio del luogo, ma amplifica anche la solennità dell’evento e le sfide che queste donne dovevano affrontare.
La raccolta rituale coinvolge esclusivamente personaggi femminili, ciascuna rappresentante di una diversa fase di maturità. Questa varietà di stadi simboleggia crescita e transizione, sottolineando la connessione tra la vita, la natura e la spiritualità.
Qual è l’evento che dà origine a questa particolare cerimonia di raccolta rituale? Cosa implica e quale significato profondo si cela dietro a questo elaborato rito in atto?
Per trovare risposte a queste domande, dobbiamo scendere le scale fino al piano terra e osservare gli affreschi nella sala in cui si trova il bacino lustrale.
PIANO TERRA. STANZA3.
Ora che siamo scesi al piano terra, entriamo alla stanza 3, dove c’è il bacino lustrale.
Le donne raffigurate sono 3 e sono tutte rivolte verso destra in direzione di una architettura che presenta una forma singolare: è un ingresso ornato delle cosiddette “corna di consacrazione”.
Le “corna di consacrazione” sono un elemento iconografico distintivo nella cultura minoica dell’antica Creta che appare frequentemente in diversi contesti, tra cui sigilli, gioielli e affreschi, e sono spesso associate a divinità femminili o rappresentazioni sacre.
Le corna di consacrazione sono due corna arrotondate che si curvano verso l’esterno, simili a quelle di un toro e sono spesso collegate da un arco, creando un motivo stilizzato che ricorda una mezzaluna.
Le interpretazioni del significato delle corna di consacrazione possono variare, ma si ritiene generalmente che rappresentino potere, fertilità e sacralità.
Tra i molteplici elementi che legano in modo inequivocabile queste scene con i personaggi del piano superiore, ci sono le vesti indossate dalle tre protagoniste femminili, tutte posizionate sulla parete nord, i ciuffi di croco e le formazioni rocciose, che contribuiscono a creare un quadro coerente.
Un elemento di particolare rilievo appare sulla parete est: un ingresso ornato delle corna di consacrazione.
Come già detto, le corna rivestono un significato rituale e cultuale all’interno dell’iconografia egea e richiamano i palazzi minoici cretesi.
Sul punto di connessione tra le corna, scorreva in passato un rivolo di sangue ancora oggi osservabile: questo dettaglio sottolinea l’aspetto sacro dell’ingresso.
Questo è ciò che resta della porzione di affresco con l’ingresso e le corna di consacrazione, ricostruite in dettaglio dagli studiosi. Le strisce rosse che vedi sono state interpretate dagli studiosi come rivoli di sangue.
I personaggi
Adesso che abbiamo chiarito la presenza dell’ingresso con le corna di consacrazione possiamo concentrarci sulle 3 donne nella parete accanto.
Il dipinto ritrae una scena complessa e simbolica in cui emergono tre personaggi chiave, ciascuno rappresentante di diverse sfumature emotive e significative.
Cominciando dalla figura a destra, quella più vicina all’ingresso al tempio.
PERSONAGGIO DI DESTRA
Questa donna indossa una veste molto curata e ha un aspetto giovane, evidenziando particolari come il cuoio capelluto visibile e il seno poco sviluppato.
La presenza di un mantello o scialle che scuote e la gestualità confusa suggeriscono uno stato d’animo di stupore e sussulto nonché un forte simbolismo.
La disarmonia tra la direzione del corpo e quella della testa enfatizza la sua attenzione rivolta verso l’entrata del tempio, focalizzata sul sacrificio in atto e sul sangue che cola dalle corna di consacrazione.
PERSONAGGIO CENTRALE
Al contrario, il personaggio centrale, vestito sontuosamente e dalla capigliatura fitta, si distingue per una maggiore maturità e complessità. La narrazione si concentra su un particolare iconico: il piede ferito e la presenza di sangue accanto ad esso.
Nella scena osserviamo lo spruzzo di sangue e un ciuffo di croco vicino al piede, pianta che il personaggio stava raccogliendo prima dell’incidente. La scena rivela un momento di dolore reale e tangibile. Questo non è un simbolismo astratto, ma un’espressione concreta dell’esperienza umana: la sofferenza.
Questo gesto diventa una metafora di dolore e sofferenza fisica, ma anche di partecipazione diretta alla cerimonia.
La caduta del croco simboleggia la rinuncia, un atto che manifesta la connessione con il dolore reale e tangibile. In contrasto con la sincronicità narrativa della scena superiore, qui emergono stati emotivi distinti, condividendo però il filo conduttore della familiarizzazione con il dolore e il suo legame con il sangue.
L’affresco rappresenta una complessa rete di simbolismo, emozioni e narrazione. I due personaggi, uno periferico e giovane, l’altro centrale e più maturo, rivelano diverse sfaccettature delle esperienze umane: dalla paura simbolica del sangue alla concreta esperienza del dolore.
Da un lato, la giovane ragazza a destra la paura viene evocata attraverso il simbolismo del sangue che scorre dalle corna di consacrazione.
Questa rappresentazione è indiretta e simbolica, richiamando la sensazione del dolore senza affrontarlo ancora direttamente, poiché la ragazza non ha ancora avuto la sua prima mestruazione.
Pur non sperimentando il dolore in modo diretto, l’immagine del sangue che sgorga dalle corna suggerisce questa sensazione, agendo come un’anticipazione di ciò che sta per accadere.
Diversamente avviene con la donna al centro: più matura e con maggiore esperienza di vita, è seduta su una roccia con un piede sanguinante.
Questo istante di dolore rappresenta una connessione tangibile con l’effettiva esperienza delle mestruazioni e quindi con il disagio che queste inevitabilmente causano. È un momento di sofferenza reale.
Personaggio a sinistra
L’ultimo personaggio si distingue non solo per la sua sontuosità e opulenza, ma anche per il ruolo cruciale che ricopre nel contesto dell’intero affresco.
L’analisi attenta di questo personaggio, delle sue vesti e degli oggetti che porta con sé, svela una profonda rappresentazione simbolica del processo di maturazione rituale, connesso all’adyton. Ricordiamo che ci troviamo nella stanza 3 ossia l’ambiente in cui si trova il bacino lustrale.
La sua figura appare dominante in termini di maturità e autorità. Il seno abbondante suggerisce la fertilità e la saggezza che derivano dall’esperienza. Le sue vesti sontuose e i ricchi accessori fanno eco ai simboli di potere e prosperità.
Gli orecchini e i pendagli portano reminiscenze delle icone divine dell’affresco superiore, suggerendo una connessione sacra e l’importanza dell’atto che sta compiendo.
Tuttavia, è il suo gesto e il suo sguardo focalizzato che catturano l’attenzione: sta camminando verso l’ingresso del tempio con le corna di consacrazione sia in senso simbolico che in senso pratico, portando con sé una collana, un prezioso simbolo di offerta.
L’architettura dell’adyton stessa rivela un significato profondo. L’adyton è descritto dagli studiosi come un luogo inaccessibile, riservato solo a coloro che hanno completato il rito di iniziazione.
L’adyton diventa il punto culminante di un lungo percorso di crescita personale e spirituale. Solo coloro che hanno superato le prove e i rituali possono varcare questa soglia precedentemente inaccessibile.
Il personaggio a sinistra incarna l’essenza di questa trasformazione. Mentre si dirige verso l’adyton, diventa evidente che il suo cammino è simbolo di un viaggio interiore.
Questo non è solo un passo fisico verso l’altare sacro, ma anche un passo verso l’autoconsapevolezza, la saggezza e la maturità.
La collana che tiene in mano rappresenta sia il dono che sta offrendo alla dea/sacerdotessa, sia la sua stessa trasformazione. La giovane donna che è entrata inizialmente nella scena è ora diventata adulta sia in termini rituali che spirituali.
Il processo di iniziazione sottolinea la crescita personale attraverso prove e sfide. Il personaggio a sinistra è l’incarnazione di questo processo. Ha indossato nuove vesti, segno di purificazione e rinnovamento e ha superato le prove che l’hanno resa meritevole di entrare nell’adyton.
L’atto di offrire la collana rappresenta la sua dedizione, la sua nuova posizione nella comunità degli adulti e il suo impegno verso la dea.
Il complesso di questo dipinto del piano terra presenta una differenza nella narrazione della storia che viene raccontata. La scena del piano superiore ha una sincronicità narrativa, cioè tutti i personaggi partecipano allo stesso evento.
Qui, invece, i tre personaggi rappresentano 3 stati diversi, non sincronizzati, non parte dello stesso processo; ci troviamo in 3 momenti differenti della vita di una donna, tutte legate da un filo conduttore: la familiarizzazione con il dolore attraverso il sangue.
Perché sembrano tutte molto giovani?
Nelle rappresentazioni degli affreschi che abbiamo visto, le donne appaiono generalmente molto giovani; questa caratteristica ha radici scientifiche profonde.
Ricerche osteologiche condotte su scheletri rinvenuti nell’isola di Creta, cronologicamente affini a quelli di Akrotiri, forniscono testimonianza dell’età media della popolazione cretese di quel periodo.
Si attestava attorno ai 35 anni per gli uomini e solamente 28 anni per le donne.
Questi dati trovano riscontri analoghi anche negli studi relativi ad altre popolazioni contemporanee dell’area mediterranea. Alla luce di queste scoperte, non sorprende affatto che anche le donne più mature a Thera siano raffigurate con capelli estremamente scuri, poiché tali rappresentazioni riflettono fedelmente il contesto storico e demografico in cui si inseriscono.
Il rito di passaggio
Ci troviamo dunque all’interno di un racconto che vuole rappresentare attraverso simboli e significati il passaggio delle giovani donne dell’antica Akrotiri verso l’età adulta, un percorso di iniziazione che implica il dolore, il sangue e una stretta connessione con la loro femminilità.
L’immagine raffigura una cerimonia di raccolta rituale tutta al femminile, dove le giovani donne sono coinvolte in un processo che va ben oltre la semplice raccolta del croco da offrire a una divinità femminile.
Questa offerta, intrisa di simbolismo, rappresenta un legame profondo con il genere e la natura stessa della femminilità.
Ma cosa significa davvero questa iniziazione rituale e quali profonde implicazioni ha per le giovani donne di Akrotiri?
Il rito di passaggio rappresentato sembra richiamare due elementi chiave: il dolore e il sangue. Questi non sono semplicemente elementi fisici, ma simboli potenti che evocano il processo di maturazione e crescita verso l’età adulta.
Ma il dolore deve anche essere interpretato come una rappresentazione dei disagi fisici e delle sfide che le donne affrontano nella loro vita, dal ciclo mestruale al parto.
Inoltre, il sangue, insieme al suo legame con la vita e la fertilità, assume anche un significato di connessione con le generazioni precedenti e successive, un tessuto che unisce le donne nel corso del tempo.
La cerimonia rappresenta un percorso di iniziazione che coinvolge il ferimento fisico attraverso il camminare a piedi nudi, un atto che può portare al dolore, ma anche alla consapevolezza della propria forza interiore.
Questa pratica simbolica, sebbene non mortale, marca le giovani donne con un segno tangibile del loro impegno e preparazione verso la vita adulta. Attraverso il ferimento, esse affrontano un legame con la propria corporeità e, in definitiva, con la loro femminilità.
Un altro aspetto cruciale da considerare è la presenza di diverse età e gradi di maturazione rappresentati nell’affresco. Questo suggerisce che il rito di iniziazione non è un evento isolato nella vita delle giovani donne, ma piuttosto un processo continuo e graduale che coinvolge tutta la comunità femminile di Akrotiri.
Le più giovani apprendono dalle più anziane, creando un legame intergenerazionale che trascende il tempo e le sfide della vita. Questo processo culmina nell’accettazione e nella piena comprensione dei molteplici aspetti della femminilità, inclusi quelli che comportano dolore e cambiamento.
Inoltre, le diverse rappresentazioni delle giovani donne nell’immagine evidenziano le molteplici sfaccettature del rito di iniziazione. Ogni partecipante sembra avere un ruolo specifico e un contributo unico a questo percorso di trasformazione, sottolineando ancora una volta l’importanza della comunità nell’accompagnare e guidare le giovani donne nel loro viaggio verso la maturità.
L’affresco rappresenta molto più di una semplice scena rituale: è un intricato intreccio di simboli e significati che sottolineano l’importanza del passaggio delle giovani donne verso l’età adulta nella società di Akrotiri.
Il rito di iniziazione implica il dolore, il sangue e la familiarizzazione con gli aspetti più profondi della femminilità.
Attraverso questa cerimonia, le giovani donne imparano a riconoscere la loro forza, a connettersi con le loro radici e a prepararsi per i vari ruoli che assumeranno nella comunità di appartenenza.
In definitiva, l’affresco racconta un rituale di iniziazione che unisce il passato, il presente e il futuro delle donne di Akrotiri in un continuum di esperienza condivisa.
FINE PRIMA PARTE
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👋 Nella prossima sezione, affronteremo gli ultimi tre temi fondamentali per la comprensione degli affreschi: il croco, lo zafferano e la medicina.
🔍 Parleremo di tutti quegli oggetti ritrovati all’interno delle due stanze e della loro relazione con la funzione delle stesse. Esploreremo come questi oggetti abbiano contribuito a gettare luce sull’uso e la simbologia delle stanze, fornendoci preziose informazioni sul passato.
🔎 In particolare, andremo a esaminare l’esperienza umana avvenuta nella stanza 3 dell’edificio Xeste 3. Approfondiremo le attività e gli eventi che si sono svolti in quel luogo, cercando di ricostruire il contesto storico e culturale in cui si inserivano.
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